Ancora a parlare della querelle De Magistris – P(M)astella, ma non per disquisire sulla vicenda in se, ormai abbondantemente sezionata da tutti i mass media, ma per ragionare sul diritto di informare e difendersi pubblicamente.
Ieri ad Anno Zero (programma condotto da un sempre meno comunista Santoro), abbiamo assistito ad una difesa appassionata ed appassionante del PM di Catanzaro, a dare manforte a quello che sta diventando nell’immaginario collettivo, il Di Pietro del secondo millennio, erano presenti altri due magistrati di alto livello (la Forleo impegnata a Milano e Ingoia impegnato a Palermo).
Il magistrato Napoletano ha ripercorso la vicenda che ha portato allo scontro con le più alte cariche dello stato (Prodi e P(M)astella, soffermandosi sul perché abbia dovuto scegliere gli organi d’informazione.
Le vicende tratteggiate da De Magistris, supportate a volte da fatti ben circostanziati hanno lasciato l’amaro in bocca a molti italiani, me compreso.
La cosa che però personalmente, mi ha dato più fastidio, e’ l’attacco, atteso e ricevuto dalla stampa di oggi dai tre magistrati.
L’accusa che risuona da più parti, e’ quella di presenzialismo, l’ipotesi più accreditata e’ quella che vuole i magistrati in televisione per appropriarsi del ruolo di capo-popolo.
Perché tutto ciò?
Perché ribaltare una situazione che ai miei occhi sembra abbastanza trasparente.
I magistrati e De Magistris in particolare usano la cassa di risonanza televisiva per dire cose gia dette ma da nessuno ascoltate, De Magistris stesso ha messo al corrente gli italiani di aver presentato più volte denunce all’associazione nazionali magistrati, all’organo di autogoverno della magistratura e a varie procure, per fatti gravi che sono accadute nello svolgimento dell’inchiesta, perché questi organismi hanno taciuto il problema facendo orecchie da mercante?
Perché gli italiani non conoscevano cosa succedeva alla procura di Catanzaro, quando le denunce agli organismi preposti sono stati avanzate gia da parecchi anni, perché nessuno si e’ sentito in dovere a schierarsi, contro (trasferendolo) o a favore (dandogli atto della veridicità degli eventi da lui rappresentati).
E’ facile adesso parlare di presenzialismo, di voglia di apparire, di voglia di infangare le istituzioni.
Alla procura di Catanzaro gli ispettori sono arrivati gia con il precedente governo (castelli ministro di grazia e giustizia) per stessa ammissione dell’ex guardasigilli, se il magistrato avesse commesso le nefandezze di cui e’ accusato non credo che occuperebbe ancora il posto che gli ha permesso di scoperchiare un pentolone di scelleratezze.
Il ragionamento successivo e conseguente, e abbastanza lineare ai miei occhi e quello che vede un magistrato che tanto scellerato non deve essere (avendo sopportato anni di inchieste ministeriali), un magistrato che ha denunciato agli organismi competenti le pressioni evidenziate in questi giorni pubblicamente, un magistrato che a queste denunce non ha avuto riscontro (per motivi che non ci e’ dato sapere), un magistrato che e’ stato “costretto” ad andare in TV per sollevare il polverone, un magistrato che ha avuto l’appoggio di due famosi (e chissa di quanti meno famosi ) colleghi.
Perché imbavagliarlo, adducendo la ben rodata scusa, della riservatezza della magistratura. Ci sono magistrati che vanno a porta a porta, che sono presenti in molte trasmissioni televisive, che sono oggetto di interviste quotidiane ma lui De Magistris non puo fare tutto questo, neppure in vestesi “difensore” d se stesso, chi si preoccupa delle cose che potrebbe dire?
1 commento:
Se si facesse un tentativo di statistica sul numero di italiani attivi giornalmente a leggere articoli politici in giornali come Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Messagero, La Repubblica, Il Giornale della Sicilia e simili e (!) a seguire programmi come Anno Zero e, da non dimenticare, Report di Rai 3, penso che finiamo per diventare depressi.
Sono d'accordo con te che é un vero scandalo questo collateralismo dei giornali e delle televisioni verso i "politici di casta". Interessante a proposito é il nuovo libro "La Casta dei Giornali". Ma anche se fosse come lo vogliamo noi, quanti leggerebbero questi articoli?
Vai dal giornalaio e guarda chi sono coloro che comprano un giornale (non calcistico o scandalistico). A mio avviso sono troppi gli italiani che non ce la fanno a leggere giornali e soprattutto articoli con analisi politica e sociale. Non parlo di analfabetismo che ancora c'é in Italia ma parlo della leggibilitá dei testi, se vuoi dell'indice Gulpease (it.wikipedia.org/wiki/Indice_Gulpease o en.wikipedia.org/wiki/Automated_Readability_Index), dei testi dei giornalisti, testi che non permettono all'italiano medio di seguire in detaglio quanto sta succedendo in questo caso, con i magistrati.
I blog e la rete sono per questo un'alternativa molto importante ai media nazionali della "casta dei giornali". La Chiesa ha fino a 50 anni fa escluso gli italiani con il latino. La casta dei giornalisti esclude ancora oggi la maggioranza degli italiani con testi illeggibili. Noi dobbiamo evitare questo tipo di linguaggio. Allo stesso tempo non dobbiamo ridurci a messaggi politici Berlusconiani a lunghezza di sms.
Se si vuole cambiare la situazione italiana bisogna in qualche modo aprire il dialogo con la maggioranza italiana che non legge giornali, che non ha internet, che al massimo si vede le partite alla televisione. I politici e specialmente Berlusconi con i loro esperti mediatici, sanno come fare. Noi ancora no.
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